“Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto;
perciò sei giusto quando parli,
retto nel tuo giudizio.”
(Salmo 51,6)
Il nuovo Vicario Criminale Mamurio Lancilotti, giovandosi dell’ottimo lavoro precedentemente svolto dal Saraceni, porterà “rapidamente” a termine il processo, emettendo, già a metà ottobre (dunque a soli sei mesi dall’assunzione dell’incarico), nei confronti di sr. Virginia e delle sue “complici” (che, lo ricordiamo, sono: sr. Benedetta, sr. Silvia e sr. Candida. Sr. Ottavia, nel frattempo, era morta a causa delle gravi ferite riportate), la medesima sentenza: dovranno essere murate vive.
La sentenza riguardante sr. Virginia, risulta, “aggravata” dal “luogo” scelto per l’espiazione della pena: il Rifugio milanese delle “Convertite”. Mentre, infatti, le tre suore amiche della Signora, saranno murate nel monastero di S.Margherita, sr. Virginia lo sarà nella Pia Casa delle Convertite di S. Valeria a Milano, situata nei pressi di S. Ambrogio. Tra le penitenti in esso radunate, vi figuravano tanto monache macchiatesi di gravi crimini, quanto ex prostitute convertitesi o “costrette a convertirsi”.
Ecco, allora, il testo integrale della sentenza emessa dal Vicario Criminale nei confronti di sr. Virginia Maria De Leyva.
“Nel nome di Gesù Cristo. Amen. Noi, Mamurìo Lancilotto ecc., e nella causa e nelle cause che vertano ...
Invocato ripetutamente il nome di Cristo e avendo solo Dio davanti agli occhi ecc., affermiamo decidiamo dichiariamo pronunciamo e definitivamente sentenziamo col consiglio e con l'approvazione di giurisperiti e inoltre in ogni miglior modo ciò che segue.
La signora suor Virginia Maria de Leyva, monaca professa nel monastero di S. Margherita della città di Manza, diocesi di Milano, sottoposta e soggetta alla potestà e alla giurisdizione di questo Arcivescovado, in verità e in realtà non solo indiziata da molti testi ma anche per propria ammissione convinta e confessa dei numerosi gravi enormi e atrocissimi delitti, che risultano tutti con molta chiarezza e compiutezza nel processo istruito contro di lei, contro altri e altre monache di detto monastero quali complici, trovata colpevolissima e secondo il diritto meritevole in misura più che sufficiente di punizione, pur comportandoci con una certa mitezza nei confronti della stessa secondo quanto dispongono i sacri canoni, le costituzioni pontifìcie e altri provvedimenti relativi alla materia ecc., dovrà e deve essere condannata, come la condanniamo, rispettivamente alla pena e alla penitenza della carcerazione perpetua nel monastero di S. Valerla di Milano. Venga posta in una piccola cella nel monastero e vi sia rinchiusa; si ostruisca inoltre l'entrata di siffatto carcere con un muro costruito con pietre e calce e sia completamente isolata. Ordiniamo che suor Virginia Maria sia subito condotta e rinchiusa dentro il detto carcere e che vi sia murata per sempre, finché avrà vita, in tal modo e maniera che debba rimanere e dimorare prigioniera qui per tutta la sua vita, di giorno e di notte in pena e penitenza dei suoi peccati e soprattutto degli eccessi crimini e delitti compiuti e commessi da essa, salvo altri compiici in questione ecc. Mai, finché avrà vita, possa e abbia la facoltà di uscirne e neppure le possa essere concesso da alcuno il permesso. Sia lasciato solo un piccolo foro nella parete del carcere, attraverso il quale possano essere passati e consegnati a suor Virginia Maria gli alimenti o le cose necessarie al suo sostentamento, perché non muoia di fame e inoltre per ogni altro miglior fine ed effetto ecc., sia lasciato anche un altro piccolo foro o una finestrella, attraverso cui possa ricevere luce ed aria. E per implorare dal sommo Dio il perdono dei suoi peccati crimini eccessi e delitti e per la salvezza della sua anima, detta suor Virginia Maria debba e sia tenuta a digiunare ogni sesto giorno di ciascuna settimana per cinque anni, possibilmente a pane e acqua, in ricordo della santissima passione di nostro Signore Gesù Cristo. E questo per una penitenza salutare in aggiunta alla pena e penitenza della carcerazione perpetua e pensando appunto, come mostriamo, alla salvezza della sua anima. E parimenti, finché avrà vita, sia tenuta a recitare dentro detto carcere con diligenza pietà e devozione le ore canoniche e a non tralasciarle mai se non per un motivo legittimo e inevitabile. E vogliamo dichiariamo stabiliamo e ordiniamo che le entrate dei livelli, tutte le pensioni, i frutti e i redditi e i proventi di quelli e di ogni dote di suor Virginia Maria siano devoluti e concessi, come devolviamo e concediamo, al detto monastero di S. Valeria di Milano a titolo di alimenti per lei, rinchiusa dentro il carcere, solo finché vi vivrà; alla sua morte, quando piacerà al santissimo Dio, i detti livelli pensioni doti entrate frutti redditi e proventi di quelli e di quelle ritornino subito e immediatamente al predetto monastero di S. Margherita, ove la stessa suor Virginia Maria era monaca professa e viveva con le altre monache. E inoltre diciamo stabiliamo e dichiariamo che detta suor Virginia Maria debba essere e sia privata interamente, come la priviamo, di ogni e qualsiasi diritto incarico privilegio ufficio benefìcio prerogativa e dignità di detto monastero e di ogni voce attiva e passiva.
E così diciamo, e in questi scritti come sopra sen-tenziamo dichiariamo condanniamo ecc.
Cosi ho sentenziato io, Mamurio Lancilotto, vicario criminale arcivescovile.