Alma Francesca margherita: amatissimo frutto di un amore proibito Gio. Paolo padre

“ Non imputare a noi le colpe dei nostri padri”
(Salmo 79,8)

 

 

 

Dalla relazione di sr. Virginia Maria e di G Paolo Osio, nasce, la domenica 8 agosto 1604, una bambina, Alma Francesca Margherita: questi i nomi scelti per lei.
Le suore complici di sr. Virginia, le quali l’hanno assistita nel parto, consegnano, nottetempo, la piccola a Gio Paolo, suo padre.  l’Osio la porta a Milano, dove aveva già provveduto ad assoldare una balia e dove, nella Chiesa di S. Andrea, la fa battezzare scegliendo per lei un padrino “all’altezza del suo censo”: il conte Francesco D’Adda. (il quale, probabilmente, accetta “l’imbarazzante incombenza” solo in nome della lunga amicizia con G. Paolo).
L’Osio, nonostante la sua fama di libertino e scapestrato rubacuori, con la nascita di Alma Francesca, si dimostra sempre, verso la figlia,  padre premuroso e attento, nonché affettuosissimo.
Non solo, infatti, la porta a Milano (dov’era conosciuto) e la fa battezzare “solennemente” (cioè “alla luce del sole” e scegliendo un padrino blasonato, mentre avrebbe potuto farla battezzare “alla chetichella”, facendo fare il padrino a uno qualsiasi dei suoi bravi) ma, appena gli è possibile trovare una nutrice a Monza, riporta a casa la bambina, tenendola presso di sé, incurante dei mille pettegolezzi che, ovviamente, subito si creano: lui, scapolo, con una figlia…
L’Osio, deciso a tener con sé la piccola Francesca,  ignora volutamente anche i ripetuti “consigli” dei vari amici, i quali, si premurano di suggerirgli di non tenere presso di sé la piccola, dato che “il paese è piccolo e la gente mormora”. Si preoccupa, inoltre, che la balia, cui affida la bimba, abbia latte a sufficienza per nutrirla e, quando gli sembra che così non sia, la cambia, assoldandone un’altra. C’è da notare, poi, che G. Paolo, “non dà la bambina a balia” ma è la balia stessa che si trasferisce in casa Osio, come testimonia Apollonia De Regibus (una delle nutrici della piccola Alma Francesca) la quale, interrogata al processo, riferisce che: “tutte noi balie di detta putta nel tempo che gli habbiamo dato il latte siamo state in casa et alle spese del medesimo Osio, onde partita l’ultima balia la putta è restata in casa di detto Osio suo padre”.
Dalla testimonianza di Apollonia veniamo a sapere anche che, quando a due mesi, la bambina “stette male che pensavamo fosse morta et la madre di Gio Paolo Osio fece fare orazione alle monache di S. Margherita per lei, … il giorno seguente detto Gio Paolo Osio padre della detta putta che era a Milano venne a Monza, et si dolse di sua madre che non lo havesse fatto avisare del male della putta et che era venuto a Monza avisato dal servitore delle monache da parte delle stesse monache”.  Dopodiché farà immediatamente curare la piccola dai migliori medici, e non solo “non bada a spese” pur di ottenere la guarigione della bimba, ma non lascia neppure Monza, per non allontanarsi dal capezzale della figlia malata, fino alla di lei completa guarigione.
Dato l’interesse e l’affetto che dimostra verso la figlia si resta perplessi solo di una cosa: del fatto che “tardi”  ben ventun mesi a legittimarla. Qualunque sia, comunque, il motivo di questo “indugio”, è da sottolineare il fatto che, quando, il 17 aprile 1606, la legittimerà di fronte al conte palatino Francesco D’Adda, lo farà “in forma ampia” (riconoscendola cioè come figlia a tutti gli effetti, cancellando “la macchia” della sua nascita illegittima e mettendola così in grado di ereditare), come leggiamo nell’atto stesso di legittimazione che “decreta che la detta Alma Francesca Margherita sia legittima e sia ritenuta  per regolare originale e legittima per tutto e in ogni caso e come se fosse stata generata, concepita e nata sin dall’inizio dallo stesso Gio Paolo suo padre in modo regolare e per legittimi matrimonio e unione, e come se fosse stata messa alla luce e procreata in modo legittimo. Lo decreta in modo che la detta Alma Francesca Margherita e i suoi discendenti all’infinito possano e debbano succedere ed essere ammessi compiutamente alla successione dei beni e dell’eredità del predetto Gio Paolo lasciate e da lasciarsi alla stessa”.
Leggendo il testo di questo atto di legittimazione e pensando a quanto, a quel tempo, essere un’illegittima fosse considerato “infamante”, possiamo ben dire che Gio Paolo Osio, legittimando la figlia con “formula ampia”, non vuole che nessuno, in nessun modo e per nessun motivo, possa “imputare alla piccola le colpe commesse da lui, suo padre, con sr. Virginia Maria, sua madre. È anche per questo, probabilmente che, non contento della “formula ampia” adottata, si premura di far inserire, nella stessa, una dichiarazione che permetta, qualora la detta legittimazione fosse impugnata da qualcuno, “che la predetta Alma Francesca Margherita, possa essere legittimata una seconda volta e ogni volta che piacerà”.
Ma la presenza della piccola Alma Francesca in casa Osio, l’indubbio e profondo affetto che Gio Paolo nutre e continuamente dimostra nei confronti della figlia e la frequenza inusitata, con cui la bimba è portata in visita al Monastero di S. Margherita, non fanno che alimentare le varie chiacchiere già esistenti, dando loro fondamento. Ciò irrita oltremisura la “suscettibilità”, già spiccata per natura, del giovane conte, il quale, se da una parte ama a tal punto la figlia da non esser disposto, per nessun motivo, a rinunciare a tenerla con sé (nonostante tutte le malelingue che questa collocazione provoca), dall’altra è talmente “infastidito”, dalle “voci” che circolano su questo argomento, da non farsi il minimo scrupolo di intervenire, anche  con maniere spicce e pesanti intimidazioni, presso chi si mostra troppo “saccente in materia”. Come vedremo in seguito, infatti, vari colpi di archibugio, saranno “generosamente indirizzati” a persone che, incautamente, ebbero l’ardire di esprimere apertamente quello che pensavano, dando “voce pubblica” a quello che tutti, “tacitamente”, sapevano.