LE SUPERIORE IN CARICA  AL TEMPO DELLA RELAZIONE Madre Francesca Imbersaga

“Vengono meno la mia carne e il mio cuore; ma la roccia del mio cuore è Dio”
(Salmo 73,26)

 

 

 

Madre Francesca, al secolo Margherita Imbersaga, era la priora del monastero di S. Margherita al tempo dell’inizio della relazione di s. Virginia con Gio Paolo Osio.
La sua deposizione processuale appare ampia, precisa e “senza mezzi termini”: è una delle poche, tra tutte le suore interrogate, che dice  tutto ciò che sa, senza “giri di parole” o tentennamenti e senza lasciarsi influenzare da “falsi rispetti umani”.
Chiestole se presuma di conoscere il motivo per il quale è stata chiamata a deporre, risponde in modo franco: “io non poso imaginarmi altra causa dell’essamine che vostra signoria mi fa se non per il disordine causato in questo monastero da sr. Virginia Maria de Leva”.
Dopodiché risponde, in modo molto dettagliato ed esauriente, alle varie domande che le vengono poste, narrando tutti i tentativi e gli interventi, da lei attuati, in qualità di badessa, per porre fine alla  “disdicevole amicizia”, che andava intessendosi tra sr. Virginia e l’Osio, e tutto quanto successo in seguito.
Inizia, così, il suo lungo resoconto dei fatti.  “Otto anni passati incirca -racconta- … sendo io priora …fui avisata da persone fuori di casa … che alcune monache facevano l'amore con Gio. Paolo Osio … onde mi venne pensiero di scoprire che cosa si faceva, … trovai dette monache doppo perché hebbi fatto stoppare detta fenestrola … et li dissi che non stava bene … et li comandai per santa obedienza che non ci andassero più facendoli sapere che era cosa che apportava dishonore a tutto il monastero et che havessero risguardo all'honore di casa loro et esse fecero buon volto che non era vero. … Et perché serveva a portar le ambasciate un certo Gioseffo Pesseno, io li diedi comiato,…il che inteso da detta  suor Virginia Maria mi disse molte ingiurie che hora non mi ricordo et mi diceva anco che quando ero superiora cercavo di disonorare la sua casa, et che non sperassi mai più d’essere superiora et cridò tanto tanto che fecce fuggire tutte le monache le quali lasciarono ivi me sola … Da lì a doi o tre settimane accorgendomi che andavano presenti avanti et indietro tra detta suor Virginia Maria et detto Gio Paolo Osio ma non potevo però vedere che si li mandavano da nascosto et era  detto Gioseffo che li portava, né lei dimandava mai licenza alcuna et si vedevano li canestri et vasi ne quali si mandavano li robbe prohibii a detta suor Virginia che non accettasse più presenti… et essa mi promise di farlo. Da lì poi a non so che giorni et fu quella settimana medesima detta suor Virginia Maria mi dimandò con due delle maggiori …dinanzi a prete Francesco Bianchi hora morto et disse [:] Pre' la priora mi va dishonorando, et scandalizando per il monastero [;] et io li risposi che non era vero, et una di quelle madri soggiunse [:] la madre non m'ha detto altro [.] Se non che vedendola io piangere le dimandai che cosa havea, et lei mi rispose che era pur tanto affannata né mi ha detto altro. Si amalò poi detta suor Virginia Maria d'un male che li fece gonfiare la testa che stava nel letto continuamente facendosi visitare dal medico et diceva che era il veneno che gl'havevo fatto prender io et ciò lo diceva alle monache, et stette così nel letto a quel modo un pezzo et sin che io fui vicina al tempo di uscire dal mio officio di priora, nella quale infermità volendosi confessare disse che volea un padre dottore, et così si fece chiamare il padre don Amadeo dell'ordine di s. Barnaba che stanno qui in Monza, et detta suor Virginia Maria fece una confessione generale che durò circa un mese che detto padre ci venne molte volte [.] Guarrita poi che fu detta suor Virginia Maria vedendo io che volea tornar al giuoco con detto Osio, mi mostrai verso di lei terribile che non li volevo parlare né vederla né niente, et essa mi fece cassare dal priorato et mi fece privare d’atri officii che non mi fu dato altro da tener conto se non l’horto et il giardino quasi per sprezzo.
Successe poi in mio luogo in priora suor Beatrice hora morta, et essa suor Virginia fu fatta vicaria et tra loro due passava molta amicitia, et da lì ad un mese incirca che fu fatta la nova priora suor Virginia Maria stava alle volte doi giorni serrata nella camera, il che dava gran sospetto, …et Cattarina diceva sono andate a caccia questa notte et questa Cattarina ne parlava più liberamente per esserne maggiorente informata perché serveva a detta suor Virginia et si delettava … di voler vedere il fine delle cose quando haveva qualche sospetto, et stava su le notti intiere, onde io ancora feci un poco di diligenza per vedere se vedevo qualche cosa ma non puoti, et essa Cattarina diceva che erano andate a caccia e poi andavano nella camera di suor Virginia et che havevano condotto il levorotto nella camera intendendosi di detto Gio. Paolo Osio”
A commento di ciò, aggiunge “se non si remediava a questo negotio eravamo tutte dannate”.
Dal suo racconto si comprende come, di fronte al comportamento di sr. Virginia e delle sue amiche, ella pur “prostrata” dalla realtà dei fatti, al punto che spesso, come dice il salmista, “la sua carne e il suo cuore” furono sul punto di “venir meno”, non giunge mai allo sconforto né, tanto meno, alla disperazione interiore poiché “la roccia del suo cuore è Dio”.
Madre Francesca prosegue, poi, la narrazione della vicenda, informando la corte che: “Da lì a doi anni sendo morta detta priora successe in suo luogo suor Bianca, et io in questa muttatione d'officii fui fatta portinara, et sendo in detto officio una sera circa mezz'hora di sera suor Ottavia parlò secretamente alla porta con Isabetta moglie di Domenico nostro fatttore …et doppo detto parlamento suor Ottavia diede a detta Isabetta la chiave dell'usciolo che dall'andito del monastero s'entra in chiesa … et così allhora entrai in pensiero che Gio. Paolo Osio entrasse nel monastero per la porta della chiesa et susseguentemente per la porta del monastero et tra le giovani si parlava di questo fatto, et perché queste parole erano alcuna volta refferte a detta suor Virginia Maria, essa diceva che ne volea cavar gl'occhi, et farci altri mali. …Ma quello che maggiormente ci dà inditio che detto Gio. Paolo Osio entrasse et stasse in questo monastero è che la notte della vigilia de tutti i Santi venendo detta festa prossima passata ritrovandosi amalata suor Dorothea… stettero su molte monache a farle compagnia tra le quali erano… suor Candida Colomba, suor Benedetta, et suor Ottavia et detta suor Ottavia… uscì da tre volte di quella camera e stava via un pezzo e poi tornava et nel rittornar che faceva si metteva a parlare secretamente con suo Candida Colomba, et suor Benedetta, et si tiene che quella notte detto Osio entrasse dentro al monastero [;] il che confirmò dalle cose che poi successero cioè che il giorno di tutti li Santi suor Virginia Maria, et suor Ottavia sotto pretesto che li fosse venuto fastidio non si comunicarono altrimente, di più detta suor Virginia Maria dormì per otto giorni e più nel camerino di suor Ottavia contra il suo solitito ... Di più ancora in tutto quel tempo detta suor Virginia si  lasciava vedere  se non qualche volta così per il monastero et poi si ritirava et questo era contro il suo solito che l'altre volte stava quasi sempre per il monastero. Oltre di questo in tutto quel tempo che si  suppone che detto Gio. Paolo Osio stesse in queso monastro come sopra si fecero vivande oltre il solito hora da suor Ottavia hora da suor Benedetta, hor da suor Silvia et questo mangiare si portava hora nella camera di suor Benedetta hor di suor Ottavia, et dove si trovava detto Osio  perché li facevano mutar luogo”.
Interrogata, infine, se Gio Paolo Osio sia sposato e abbia figli, rispose in modo altrettanto diretto: “Detto Gio. Paolo Osio non ha moglie altrimente, ma ha bene una puttina d'età di tre anni incirca et per il monastero si messe voce che l'havesse havuta da una gentil donna di Milano [;] ma per la terra di Monza vedendosi le frequenti volte che detta suor Virginia Maria si faceva portar alla porta del monastero detta putta, et le straorinarie carezze che li faceva, con tenerla in scosso basciarla e darli da mangiare et stante l'amicitia che era tra essa Virginia Maria, et detto Osio si diceva et sempre si è detto che fosse stata partorita da suor Virginia Maria restata gravida di detto Osio, onde il signor Rainero sentendo queste cose ne avisò detto signor Gio. Paolo con dirli che haveva fatto male a far portar qua questa putta dicendosi che  fosse stata partorita da suor Virginia Maria quale mandava anco da mangiare a detta putta, et li faceva delle biancherie”.
 Dalla “franchezza” della sua deposizione, si ha, inizialmente, l’impressione di una certa “insofferenza” di madre Imbersaga nei confronti di sr. Virginia, ma questa è solo l’impressione iniziale, dato che, come abbiamo visto, scorrendo le pagine della sua testimonianza, emerge come ella, nonostante tutti i “grattacapi” che la “scabrosa vicenda” le procurava, non tralascia mezzo alcuno per cercare di aiutare sr. Virginia ad uscire dalla via dell’errore che aveva intrapresa. Tutti, tranne l’unico che sarebbe sto “efficace”: informare il Cardinale.
È per questo che, al processo verrà giudicata “colpevole” di connivenza e “condannata” al pari di Madre Sacchi a non poter ricoprire, terminato il suo mondato, alcun incarico di responsabilità. La sentenza emessa, nei suoi riguardi, sotto forma di “raccomandazione segreta di diffida”, è la seguente: “in quanto colpevole ecc. … dovrebbe essere privata del suo incarico; tuttavia, per non recarle disonore, consiglierei che termini il mandato e non possa più essere eletta ad esercitare alcun incarico in detto monastero.