Le amiche della Signora

“amici e compagni si scostano dalle mie piaghe, i miei vicini stanno a distanza”
(Salmo 38, 12)

 

 

 

Sr. M. Virginia ebbe, quali intime amiche (e “compiacenti complici” della sua relazione con Gio Paolo), alcune suore, senza le quali, anche potendo contare sulla “tacita connivenza” della maggior parte delle altre monache - le quali “sapevano” (o, per lo meno sospettavano), ma tacevano - non le sarebbe certo stato possibile vivere la relazione con l’Osio, non, almeno, nel modo in cui poté  realizzarla, grazie ala complicità di queste sue  “amiche”.
Esse furono: sr. Ottavia Ricci, sr. Benedetta Homati, sr. Candida Colomba Brancolina e sr. Silvia Casati.
Certo, si potrebbe discutere sulla “validità morale” di tale “amicizia”, chiedersi cosa voglia dire ed in cosa consista la vera amicizia e, di conseguenza, quale sarebbe dovuto essere il comportamento delle suddette monache nei riguardi di sr. Virginia e della sua “illecita situazione”, riflettere su come, un’amicizia, possa portare al bene ma, anche, contribuire al male.
Aldilà di tutto quello che fu lo svolgersi dei fatti, però, è da notare che, le “amiche di sr. Virginia”, vissero anch’esse i travagli interiori che tale situazione comportò e nessuna di esse aderì né  assecondò  “a cuor leggero”, i “desideri” della Signora. Esse, perciò, anche se non pienamente, non cioè in “modo eroico” come la situazione avrebbe richiesto, si dimostrarono, anche in un simile frangente, “amiche” di sr. Virginia, e poiché “Un amico vuol bene sempre, è nato per essere un fratello nella sventura” (proverbi: 17,17), tutte e tre le monache amiche di sr Virginia (sr. Ottavia, lo ricordiamo, morì durante il processo a causa delle ferite riportate), come furono “solidali” con lei nel male, così lo furono nel ravvedersi e volgersi al bene: compresero la gravità di quanto avevano compiuto, e se ne pentirono profondamente, e cambiarono radicalmente vita. Ne sono una prova gli stessi atti processuali che, commentando l’atteggiamento assunto dalle imputate al momento della lettura della pena loro inflitta (cioè la carcerazione a vita nella condizione di “murate vive”), testimoniano come “tutte queste monache, cioè Benedetta, Candida e Silvia,  accolsero le suddette sentenze con animo lieto e promisero di eseguire volentieri tutto quanto è in esse contenuto”.
Non tutte, però, le monache legate a sr. Virginia da un sentimento di amicizia, furono così solidali con lei sia nel male che nel bene.
Nell’elenco delle suore che ebbero con sr. Virginia Maria rapporti di amicizia, oltre alle quattro “amiche intime” sopraccitate, dobbiamo annoverare altre due monache: sr Teodora da Severo (compagna di sr. Virginia durante il noviziato) e sr. Degnamerita Rivolta (che era cara a sr. Virginia in quanto molto brava in campo musicale).
Esse rimasero estranee alla vicenda affettiva di sr. Virginia con Gio Paolo e quando, con l’inizio della relazione con l’Osio,  sr. Virginia, nell’ambito della vita monastica,  assunse un atteggiamento diverso (più riservato e speso più suscettibile e scontroso), esse si  allontanarono da lei e, per così dire, si “scostarono dalle sue piaghe” di peccato e si limitarono a mantenere con lei rapporti cordiali ma anche molto superficiali.