Sr. Virginia: conversione o psicosi ?

Alcune riflessioni

 

“Misericordia e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno”

(Salmo 85,11)

 

 

Di fronte alle vicenda di sr. Virginia Maria De Leyva – alla sua relazione prima ed alla sua conversione poi – sono state  assunte e si sono susseguite, le posizioni più disparate: c’è chi, certo dell’autenticità del mutamento interiore avvenuto in lei, ha inneggiato alla potenza della Grazie e chi, invece, ha accreditato tutto a manifestazioni di meri fenomeni psichiatrici, prettamente umani, ritenendo, di conseguenza, sr. Virginia Maria semplicemente un’ egocentrica affetta varie manifestazioni psicotiche.

Qual è la verità? Poiché non è possibile dare una risposta “categoricamente certa” (in quanto l’interiorità del cuore umano è un mistero che solo Dio conosce), anche se, dopo quanto considerato fin qui, la tesi secondo cui il comportamento di sr. Virginia è attribuibile ad una semplice psicosi, a nostro modesto parere, metta in campo molteplici perplessità ed “interrogativi interiori”,  tuttavia desideriamo prendere in considerazione anche tale ipotesi e porci alcune domande. 

Fu davvero solo la follia che provocò il mutamento di sr. Virginia? Realmente non vi fu alcun intervento della fede? Nel “caso” di sr. Virginia si può o no, parlare di “provvida sventura”?

Sono queste solo alcune delle molteplici domande che sorgono nell’accostarsi alla vicenda di sr. Virginia: al suo “abissale peccato” cui, almeno secondo quanto riportano gli storici dell’epoca, fa da contrasto un’altrettanto profonda conversione seguita da un’eccelsa vita di fede.

Ci chiediamo allora: quella di sr. Virginia fu una conversione autentica o ha ragione chi la mette in dubbio ed ipotizza che a generare e sostenere il comportamento “ascetico” di sr. Virginia non fu la Grazia ma fu, invece, il suo “super-io psicotico”?

Quella di Virginia, fu dunque solo una peccaminosa esperienza erotica, aggravata, oltretutto, da molteplici delitti, o fu qualcosa di ben più “intimo” e profondo? 

Certamente la prima reazione di sr. Virginia dinanzi agli inviati del Cardinale, fu, se così possiamo definirla, di “folle ribellione isterica”, ma poi, come abbiamo visto, il cambiamento, che in lei si verificò, fin dall’inizio del processo, ci autorizza, a nostro giudizio, a supporre che “il dito di Dio” abbia realmente fatto irruzione nella sua vita, per scrivere, sulle righe storte della sua travagliata vicenda, una delle pagine più fulgide della santità cristiana.

Inoltre, basterebbe forse solo pensare a quale rilevanza ebbe, sia per lei che per l’Osio, la nascita di Alma Francesca e come, la semplice presenza della figlia, abbia, per così dire, “trasfigurato” il loro rapporto affettivo (facendo loro porre “in secondo piano” la relazione stessa), per far sorgere alcuni dubbi sulla validità di una spiegazione, dei fatti successi, fondata su di una base  “meramente umana”. 

Ed inoltre, tenendo presente e sapendo quali interiori tormenti e rimorsi accompagnarono sr. Virginia, nel vivere questa relazione,  ci sembra per lo meno azzardato, essere tanto sicuri di poter attribuire tutto a un caso di psichiatria.

Siamo più propensi a ritenere che, benché l’’amore di Gio Paolo abbia certamente appagato i suoi sensi e coinvolto la sua psiche, non è fuori luogo supporre che tale affetto, “distorto e peccaminoso” fin che si vuole,  ancor prima ed ancora di più che il corpo, abbia appagato “l’anima” di sr. Virginia, soddisfacendo, anche se in modo lacunoso e tanto sofferto, quella insaziabile sete di affetto, cui ardentemente anelava il suo cuore fin dalla fanciullezza.

Nella drammatica vicenda, di cui sr. Virginia fu la principale protagonista, a nostro parere, fu coinvolta tutta la sua esistenza, con ripercussioni che riguardarono molto più la sua interiorità che la sua fisicità. 

E la vita da lei condotta successivamente alla scarcerazione, una vita lunga e condotta sempre nel più rigoroso ascetismo e della cui sincerità, a questo punto, pensiamo non si possa più dubitare, ne è, per così dire, “il sigillo di garanzia” della sua conversione autentica.

Per concludere possiamo allora usare le stesse parole del Cardinal Borromeo, il quale termina le note da lui tracciate sulla vita di sr. Virginia quale esempio di verace penitenza, scrivendo: “Ne piu oltre io uoglio dire della grandezza di questo lume diuino, poiche quelli che poco sanno, non hauranno uigore di intendere le mie parole, e quelli che intendono, non ne hanno bisogno”.